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DICONO DI LUI
“Dopo un lungo percorso di ricerca, dall’ambito fantastico e surreale all’astrazione geometrica, l’autore si esprime oggi attraverso una figurazione originale, che non fa tanto leva sulla rappresentazione mimetica del soggetto, quanto sulla riscrittura di elementi corporei riconoscibili, fondamentali per la costruzione di un inedito equilibrio compositivo, derivante dalla messa in tensione di forme e colori.
Un equilibrio dinamico che pone l’opera in dialogo con lo spettatore, innescando il meccanismo della suspense, generalmente attribuito all’ambito letterario o cinematografico. La percettività si rivela, infatti, di fondamentale importanza per la fruizione della tela, che richiede un tempo di lettura prolungato. Se ad un primo sguardo i dipinti di Claudio Mazza sembrano, infatti, astratte composizioni di piani ritmicamente sovrapposti, ad un’analisi più attenta si intravvede la silhouette semplificata di un corpo femminile, che non viene scelto per esigenze narrative, ma per la fluidità e l’eleganza delle forme.
La pittura acquisisce, dunque, una dimensione temporale e lo spettatore è chiamato a completare l’atto creativo attraverso la ricerca e il riconoscimento del soggetto. La visione assume, così, il fascino della scoperta. Protagoniste delle opere realizzate negli ultimi due anni sono soprattutto acrobate, ginnaste e danseurs, insomma figure che evocano immediatamente l’idea del movimento, amplificata dall’artista attraverso la progressiva scomposizione dell’immagine, che va successivamente a ricomporsi negli occhi di chi guarda...
 
A facilitare la lettura dell’opera, alcune accensioni cromatiche ed inserti materici, volti ad evidenziare gli elementi chiave della figura. In un progressivo percorso di affrancamento dalla bidimensionalità della tela, che ha inizio con lo studio dei piani prospettici e si conclude con l’esplicito richiamo scultoreo, Claudio Mazza concede, infine, una piccola deroga all’essenzialità del segno e del colore, aprendo ad una dimensione “altra”, dove la materia diviene memoria e nella stratificazione delle paste si percepisce l’eco di esperienze lontane”.
Chiara Serri (dal catalogo della mostra tenutasi presso la galleria “8,75” di Reggio Emilia nel 2012)

“Mazza osserva il quotidiano, lo analizza, lo scava, si interroga sulla realtà che lo circonda, la vive dall’interno cavalcandone i flutti come un argonauta alla ricerca del bene più prezioso che è quello della verità e si riappropria di immagini che, con una visione più attenta, a poco a poco ritrovano una loro compiutezza mostrandosi per quello che sono: espressione di corpi inghiottiti nel buco nero del caos primordiale prima di essere nuovamente spinti verso di noi in un turbine di cristalli luminosi e di forme… E’ soprattutto nella purezza delle campiture che Mazza esalta in maniera più compiuta l’equilibrio di forme e cromie sospese, come nel caso di quei corpi femminili che sembrano svincolarsi dalla superficie che li imprigiona per lanciarsi in un rigenerante salto nell’infinito che li scomporrà e li ricomporrà mille volte ancora.”.
Carlo Francou (dal catalogo della mostra allestita nel 2010 presso la galleria “Spazio Rosso Tiziano” di Piacenza)

“Nelle opere di Claudio Mazza si combinano e completano due tensioni: una forza destrutturante che giunge direttamente dalle avanguardie storiche e che smembra le sagome geometriche di sapore scultoreo, e una spinta ricostruttiva volta all'esterno della tela per superare la bidimensionalità pittorica, soprattutto per offrire alla conoscenza dell'osservatore l'esperienza tattile di un cristallo che si concretizza per vigore di pensiero. Astrazione geometrica e matericità innescano dunque un dialogo circolare, conferendo dinamismo a immagini che sembrano raggiungerci dal Secondo Futurismo, quello polimaterico di Prampolini e Fillia. Forse si tratta dell'esito di uno sguardo analitico che, depurando tutto ciò che sta attorno all'immagine, si spinge all'interno delle strutture per ricavarne preziosi brani di spazio. Alla fine ci ritroviamo a fluttuare tra superficie e profondità, tra opacità e trasparenza, captando delicate assonanze con i processi attraverso cui la natura opera”.
Massimo Marchetti (dal catalogo della mostra presso la galleria “Lovetti” di Ferrara)

“Le recenti opere di Claudio Mazza sono distillati di sensazioni che navigano tra la modernità degli spazi siderali e l’arcaicità dei primordi ancestrali, nella sottile linea di confine che unisce Klee con Fautrier e Mathieau. Architetture del sentimento, le si potrebbe definire, nelle quali la parte razionale e quella irrazionale dell’uomo, il Super-Io e l’Es, trovano magicamente un loro equilibrio compositivo, in una danza senza fine di leggerezza e musicalità… Il risultato di questa miscellanea di ingredienti è una pittura dal forte impatto spirituale, che ascende agli spazi cosmici facendoci entrare in contatto con le nostre pulsioni più profonde e segrete”.
Marialivia Brunelli (dal catalogo della mostra presso la galleria “Lovetti” di Ferrara)

“Le opere di Claudio Mazza incantano per la loro grande eleganza e per la straordinaria armonia…In questi dipinti alle figure geometriche si aggiunge un elemento di tridimensionalità grazie all’uso della materia, dove realizza dei graffiti che richiamano un segno di carattere arcaico a cui fa da contraltare l’impostazione postmoderna delle sue architetture”.
Alberto Ballerino (dalla presentazione su “Il Piccolo” della mostra presso la galleria “Babel Art” di Alessandria)

“La pittura di Claudio Mazza è oggi affidata alla definizione architettonica di spazi illusori costruiti per giustapposizione e allineamento di forme geometriche e di contrappunti segnici, di rigorosi cromatismi alieni da ogni tonalismo. In essa ritroviamo una progettualità volta a liberare lo spazio del quadro da precise referenzialità. La caratteristica descrittività dei titoli (Connessioni metropolitane, Disarticolazione del concetto 3) sembra indicare che una certa allusività soggiace alla - in apparenza - totale assenza di riferimenti al reale.
Ma è un'allusività che si genera - si direbbe - a posteriori… in una pittura che sembra rappresentare concetti più che cose o natura, avvicinandosi alla purezza autosignificante della musica. Un dato già evidente in opere precedenti, come “Due (o più) mondi” o anche “Changing Line” in cui si inseguivano sulla superficie del quadro puri grafemi filiformi. Ogni tensione intellettuale e psichica… sempre più tende a essere tradotta in valenza geometrica e cromatica: il recente inserimento di parti tridimensionali aggiunge poi un elemento di concretezza, nel senso in cui lo intendevano gli esponenti del MAC, Movimento Arte Concreta derivandolo da Van Doesburg e Max Bill, secondo cui l'arte è da intendersi "concreta" quando attinge a forme, linee e colori autonomamente elaborati dalla personale immaginazione dell’artista anziché dai processi di astrazione delle immagini della natura. Emerge quindi un bisogno di assoluto individuale accanto a uno slancio controllato a catalizzare energie nello spazio oggettivizzante del quadro”.
Maria Luisa Caffarelli (dalla presentazione della mostra allestita nel 2007 presso la galleria “Babel Art” di Alessandria)

“Mazza presenta.. lavori nei quali sottili andamenti segnici e filiformi percorrono, sinusoidi, lo spazio virtuale del quadro correlati a ampie campiture cromatiche con traiettorie sensibili e liriche del segno”.
Germano Beringheli (dalla presentazione, sul “Secolo XIX”, della mostra presso la galleria “Studio B2” di Genova)

“Colpisce nei suoi lavori la insistita importanza conferita ai fondi: perché il fondo è l’ambito in cui il pittore non soltanto inserisce i soggetti, le sue forme, è anche l’ambito importante nel quale devono assolutamente nascere, e non altrove, i suoi soggetti, che si ampliano e si ritraggono di continuo, nel quale giacciono come l’idea nella mente nella mente del suo creatore, dell’inventore anche un po’demiurgo”.
Grazia Chiesa (in occasione della mostra presso la galleria “Studio B2” di Genova)

I dipinti dell’artista piacentino hanno una necessità cui non si può prescindere: quella di entrare in simbiosi con loro, di abbandonare remore mentali ed emozionali e lasciarsi trasportare dai giochi di colori e dalle evoluzioni dei tratti”.
Carlo Francou (in occasione della mostra presso la galleria “Studio B2” di Genova)

“Linee, colori, sfere. Le lettere sono ancora quelle, ma tutto ora è mutato, ora tutto veste panni nuovi. Il pennello di Mazza segue percorsi più essenziali, non si “perde” più nella descrizione del volume, ma ne carpisce il nucleo, l’essenza e l’anima. L’artista non indugia più nella descrizione delle sfumature che si disperdevano nel nulla, ora coglie il cuore del colore, il nervo della forma. Non ci sono più distrazioni, è solo purezza”.
Roberta Suzzani (in occasione della mostra presso la galleria “Studio B2” di Genova)

“L’anelito siderale di queste opere evoca gli assorti paesaggi lunari di Tanguy, sospesi in metafisiche assenze, ma anche il vitalismo panico delle acrobazie aeree di uno dei più originali interpreti della pittura spazialista, Roberto Crippa. Se il grafismo gestuale di Mazza appare più misurato e controllato, meno gestuale e policentrico rispetto alle spirali e ai grovigli dello spazialista milanese, accomuna tuttavia i due artisti una comune pulsione a tradurre il dinamismo della contemporaneità in “sensazioni aeree”, in equilibrate evoluzioni pittoriche che vogliono essere non tanto “segni grafici”, quanto “discorsi nello spazio”.
Si può dunque parlare per Mazza di “surrealismo spazialista”, con forti affinità musicali. Quella di Mazza è infatti una pittura sinestetica, una pittura da vedere ma anche da ascoltare: le linee flessuose di questi universi pittorici devono essere seguite con l’occhio ma anche inseguite con l’orecchio, perché dentro di esse si agita un ritmo musicale che conferisce loro fluidità e linfa vitale…”.
Marialivia Brunelli (dal catalogo della mostra presso la galleria “Studio B2” di Genova)

“La vita di tutti i giorni è sempre più lontana, le allusioni discrete e come camuffate alle velleità e alle ossessioni degli uomini hanno lasciato solo labilissimi accenni, e rimane lei sola, questa costruzione intellettuale e pratica allo stesso tempo, che si affida alla pittura, e basta a se stessa, e cresce fiduciosa nella possibilità di comprensione e di condivisione da parte degli altri uomini”.
Stefano Fugazza (dal catalogo della mostra allestita nel 2006 presso la galleria “Studio B2” di Genova)

“Mazza realizza forme che si accostano, si intrecciano, si sovrappongono in una danza armonica e ordinata. La superficie del dipinto diventa uno spazio infinito su cui proiettare metafore che rivelano il gioco della linee e degli oggetti scelti…Una visione che si allontana dal reale, rinuncia alla pittura di getto e all’impeto della pennellata per valorizzare la semplicità del soggetto e la sintesi della composizione”.
Elena Gavazzi (in occasione della mostra presso la galleria “Spazio Rosso Tiziano” di Piacenza)

“Una accanto all’altra, le tavole di Claudio Mazza sembrano intonare una sinfonia; ognuna col suo movimento, le sue note e il suo spartito. Impalpabili e istantanee come la musica, sembrano creature della mente, visualizzazioni di quelle scariche elettriche che nel cervello umano indicano il nascere di un’idea. Le forme dell’artista vivono, come il pensiero, per un istante, infinitamente intenso, poi si consumano e svaniscono”.
Paola Riccardi (in occasione della mostra presso la galleria “Spazio Rosso Tiziano” di Piacenza)

“Nel panorama artistico non solo piacentino le tele di Claudio Mazza occupano uno speciale rilievo: all’apparenza brillanti virtuosismi stilistici con elementi geometrici e filiformi; in realtà celano profonde allusioni simboliche e metafisiche nella stringente successione di spazio e tempo frutto di intense esperienze sia musicali che d’arte visiva”.
Fabio Bianchi (in occasione della mostra presso la galleria “Spazio Rosso Tiziano” di Piacenza)

“... dovendo riassumere il suo percorso ci piace riprendere il bel titolo di un altrettanto bel libro di Mario Luzi, del 1994, il Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini. Con gioco paronomastico possiamo sistemare l'ormai decennale percorso del nostro sotto l'egida di un Viaggio da terrestre a celeste di Claudio Mazza”.
Gabriele Dadati (dal catalogo della mostra allestita nel 2005 presso la galleria “Spazio Rosso Tiziano” di Piacenza)

“I quadri di Mazza hanno questo potere evocativo… il loro tempo sembra quello dell’assolato primo pomeriggio estivo, che i greci temevano come momento della sospensione, del silenzio assordante delle cicale, dell’immobilità in cui la mente può perdersi. Tutto sembra appeso a un filo. E’ solo questione di equilibrio”.
Silvia Guastalla (dal catalogo della mostra allestita nel 2003 presso la galleria “Art & Business Auction” di Milano)

“Mazza, artista surreale, è uscito dalla quotidianità ed ha iniziato la strada della ricerca intuitiva. Ogni suo quadro accende una luce sulla penombra dei significati della vita”.
Luigi Galli (dalla presentazione di opere dell’artista al Rotary Club di Piacenza nel 2001)

Mazza ci conduce in un mondo in cui, inseguendo i misteriosi labirinti della ragione, finiamo col perderci, provando un sentimento insieme di compiacimento intellettuale e di inquietudine. Una modificazione del nostro stato abituale che è esattamente uno dei maggiori obiettivi a cui l’arte possa aspirare”.
Stefano Fugazza (dal catalogo della mostra allestita nel 2002 presso la galleria “8,75” di Reggio Emilia)




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